Teepeeland: una notte in una tenda indiana nel centro di Berlino
La prima volta che ho scoperto l’esistenza di Teepeland, è stata mentre cercavo un posto dove dormire a Berlino.
Si parlava di persone che vivono in tenda nel centro della città, ma con il clima di novembre ho pensato che non sarebbe stata una buona idea.
Berlino – come tutte le città – non è solo un posto da vedere, ma un’esperienza da vivere.
Così ho pensato di dedicare l’ultimo giorno a scoprire come si viva in una delle comunità più interessanti e alternative della capitale tedesca.
Passeggiando alle 2 del pomeriggio lungo il fiume Sprea, trovo l’ingresso di questa valle incantata, che qui si chiama Teepeeland.
Teepee è il nome della capanna indiana (la tipica capanna conica) ma non mi sarei mai aspettata di trovare un villaggio di tende indiane nel centro di Berlino. Un po’ indiano e un po’ mongolo, dal momento che oltre ai teepee c’è anche qualche yurta in legno.
La prima impressione non è delle migliori: il villaggio deserto, ancora avvolto nel sonno, non sembra accogliermi a braccia aperte.
Non mi piace l’idea di entrare senza aver bussato, ma nemmeno limitarmi a immaginarne la storia da fuori, con il naso appiccicato alla vetrina. Mi faccio coraggio e varco la soglia d’ingresso.
Passo mezzora camminando tra i teepee, incapace di decifrare i cartelli scritti in tedesco e cercando di cogliere l’odore della vita che brucia intorno al fuoco ormai spento della sera prima.
Mi sforzo ma tutto tace e prende il sopravvento la sensazione che si tratti di una semplice comunità anarchica.
E proprio mentre sto per andare via, incontro Carrie e Sten.
Le anime rare si riconoscono da lontano, perché hanno gli occhi belli.
Per motivi che solo la ragione del viaggio spiega, si avvicinano e mi invitano ad andare a pranzo con loro.
E così, l’ultimo giorno a Berlino trova lo spazio per un’avventura in compagnia degli sconosciuti meno estranei che abbia mai incontrato.
Mi raccontano come si vive in questa comunità che si può definire hippie, dove 16 persone provenienti dai paesi più diversi collaborano in armonia. Ognuno costruisce il proprio teepee e, se qualcuno viene bannato, la sua capanna viene distrutta.
Durante l’estate Teepeeland mette a disposizione un’area dov’è possibile piantare la propria tenda mentre in inverno è preferibile farsi ospitare nel teepee riservato agli ospiti a causa del freddo.
Potete contattare Teepeland su Couchsurfing: vi risponderà Fernand, uno dei pionieri della comunità.
Sten e Carrie mi portano a scoprire gli angoli nascosti di Berlino, dalla mensa dove pranziamo gratuitamente alle altre comunità nei dintorni dove si riforniscono di acqua potabile.
Li tempesto di domande: da come fanno per farsi la doccia a come hanno risolto per l’elettricità, da come sono organizzati i ruoli a come si fa per entrare nella comunità. E ogni volta ricevo una risposta pronta, sono organizzatissimi!
Vivono con 5€ al mese e sono felici, perché hanno tutto quello che desiderano e abitano nel centro di una capitale multiculturale.
Nonostante avessi previsto di passare la mia ultima notte in aeroporto, la proposta di dormire nel teepee non tarda a convincermi.
Persone così non si incontrano tutti i giorni, e per ringraziarli della spontaneità e ospitalità, decido di far scegliere a entrambi una mariposa de la buena vibra.
Ci sono vite che si incrociano per un giorno solo e si danno tutto senza risparmiarsi, godendosi il tempo insieme come fosse l’ultimo.
Scende la notte del 31 ottobre e il piccolo palco di Teepeeland ospita la musica di un duo francese.
Bevo un bicchiere di vino rosso che fa compagnia mentre in 5 ci godiamo il concerto di Halloween, seduti sulle poltrone davanti al tepore del fuoco che conforta la nostra notte stellata.
Quando andiamo a dormire, il mio sacco a pelo è pronto nel piccolo e accogliente soppalco del teepee di Sten.
Mi ci infilo dentro e sento il profumo della cera fusa che sale dalla candela accesa e riscalda l’aria.
In lontananza qualcuno prolunga la notte cantando le ultime canzoni anni ’80 al microfono.
E l’umidità si spande lenta, con la Strea a meno di 10 metri dalla mia testa, che si avvicina con un’onda per assicurarsi che tutto vada bene e poi si allontana, continuando il suo corso lontano.
E chiudo gli occhi così, in uno dei posti più belli dove abbia mai dormito.
Una risposta
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