La ricerca della felicità nel viaggio in autostop
Viaggiare in autostop è una pratica che ognuno dovrebbe provare almeno una volta nella vita.
Di pericoloso c’è che crea dipendenza, questo va detto. Dipendenza da felicità a briglie sciolte, grave controindicazione.
Dopo la prima volta, io non sono più riuscita a farne a meno.
La felicità dell’ontheroad la conosce solo chi l’ha provato. E non perché è gratis: non sono i soldi a fare la felicità e nemmeno il fatto di non averne.
È lo spirito. È la festa dell’HOLI color che ti esplode dentro, dove nessuno può vedere.
È un ballo di San Vito scatenato dove una piazza intera salta, tutta insieme.
È la OLA allo stadio quel giorno che il cielo era azzurro sopra Berlino.
È tutta questa energia che ti scoppia dentro e scalpita fuori, delineando due occhi che brillano di voglia d’avventura e un sorrisone ingordo di vita.
La preoccupazione arriva solo prima di partire – ogni volta prima di partire – quando tutti i dubbi vengono a bussare alla porta e il passo indietro sembra più corto di quello in avanti.
Ma quando sei sulla strada, quando hai chiuso la porta di casa, già quando hai chiuso lo zaino con quel “clac” e te lo metti in spalla… hai tutto da riempire. E sei euforico e leggero come non mai.
Parti con davanti un muro che ti assilla, che è il timore di non farcela, che nessuno ti prenda su.
E poi rifletti un attimo e pensi “e se anche fosse?” e quel muro si sgretola, rivelandoti le mille possibilità che non vedevi: continuare a piedi, prendere un autobus o cercare un posto per la notte.
Quando non hai più niente da perdere e in tasca non ti resta altro che il tuo pollice, allora hai tutto quello che ti serve. Allora sei pronto. Ed è proprio a questo punto che qualcuno si ferma, perché non passa inosservata una luce capace di abbagliare così.
E ci saranno quelli che ti sfrecceranno davanti guardandoti come fossi un matto e quelli che si fermeranno esclamando sollevati: “meno male che ci sono ancora matti in giro!”.
Quelli che ti lasceranno nel bel mezzo della corsia dell’autostrada e dovrai farti 20km a piedi nascondendoti dalla polizia. E quelli che allungheranno il loro tragitto di 200km perché tu possa continuare a credere nel tuo sogno di cui ora anche loro fanno parte.
La cosa più difficile che ho imparato viaggiando è stata chiedere.
La più sorprendente, che basta chiedere.
“La cosa più difficile che ho imparato viaggiando è stata chiedere. La più sorprendente, che basta chiedere.”
Nulla di più vero.