Come si diventa ciò che si è
Con un po’ di salsedine sulle corde della chitarra e sul cuore. La luce delle stelle negli occhi. Il soffio caldo degli ultimi Alisei che arrivano.
È notte fonda. “Dove sei?”
Chiudo gli occhi e ci metto qualche attimo a realizzare e rispondere “Guadalupa, sotto una palma e una bella luna crescente”.
“E dove vorresti essere?”
I secondi diventano meno e sorrido: “a Guadalupa, sotto una palma e una bella luna crescente”.
Non ho imparato a voler essere dove mi trovo, come insegnano i libri Zen. Ma a trovarmi dove vorrei, come sanno fare i portoghesi.
Bernard l’eremita (aka “paguro” per noi al di qua delle Alpi) cammina nel suo guscio nuovo, acchiappando i miei pensieri mentre sono seduta sulla sabbia.
È la natura che lo costringe a lasciare la vecchia casa e avventurarsi a cercarne una nuova perché possa crescere.
Come me, che a ogni trasloco divento più grande, miglioro la mia condizione e sperimento una nuova vita e una nuova Brì.
Non ho ancora capito se Brì è una parte di me o una fase.
Sono anni che a ogni stella cadente mi limito a sorridere: non ho niente da chiedere.
La mia vita stava prendendo la direzione che volevo, perché lo volevo ogni giorno.
No, non parlo del viaggio. Semplicemente, stavo diventando chi volevo.
Semplicemente, stavo diventando chi sono.