Inshallah: la Turchia in scatti di parole
Il the servito in un bicchiere con curve di donna, perché la passione si raffreddi lentamente.
io che nel portafoglio non ho messo malinconia e citazioni ma solo un preservativo di Noemi, di quelli che si rompono.
gli autobus con le porte aperte che puoi salirci al volo, perché l’autista perdona sempre due volte.
la lentezza dell’Oriente, che ha imparato a correre stando fermo.
l’uomo che pulisce i vetri del molo come fosse la sua casa, perché qui le cose sono di tutti, non di nessuno.
chi trova un amico trova un bicchiere di chai.
e inizi a capire che imparare a viaggiare è pericoloso, perché non torni più indietro.
ho offerto il the alla donna turca e lei mi ha svegliato alle 4 di notte per chiedermi se volevo il gelato.
piatto del giorno: fichi rubati, susine e noci cadute dall’albero e lavate alla fontana del cimitero (da segnare su lonely planet anche per urgenze fisiologiche), spiedino di cozze fritte in regalo, the offerto dagli anziani del circolo pescatori.
il professore che mi ha spiegato come si gioca a backgammon in turco: vincere senza sapere perché.
il marinaio che mi ha portato a vedere la sala macchine della sua nave.
il divieto di fumo che è solo decorativo.
i turchi che non mettono i puntini sulle i.
il cancello della felicità, perché se entri nell’Harem non ne esci mai più.
il suo cuore da marinaio e il mio da bucaniere.
Alex che mi porta in giro per il parco dei pappagalli e si assicura che mi piacciano gli uomini.
quello che passa e ti lava le mani col sapone.
quelli che ti rispondono gentilmente e poi ti squadrano il culo senza discrezione.
tutti i ragazzi dei tuffi a Üsküdar.
il contrasto tra le persone semplici e la città oltre l’ostacolo.
tramonto e chai sull’altra sponda, per guardare all’occidente con sottili occhi asiatici.
giocarsi la stima di Burak perché Zidane sarà sempre meglio di Cristiano Ronaldo. ecco.
quando stavo per morire per le bacche come intothewild e il turista mi ha salvato.
quando stavo per morire per il narghilè e jups mi ha salvato.
il terrorista curdo fratello di Eto’o, il Fenerbahçe che è meglio del Galatasaray e le castagne sono omaggio.
i turchi che ti accompagnerebbero anche in Cappadocia ma per fortuna avevo già fatto il biglietto.
riguadagnare la stima di Burak perché anni di Fifa98 e Championship Manager mi hanno reso la donna di oggi.
tranquilla se vai a Nemrut perché uccidono solo i turchi, non i turisti.
Io ho un business in Thailandia. Sei sola? Sì. Allora beviamo un po’ di alcool.
Ciao, sei carina. Sei single? No, sono sposata.
capire da subito che la strada non è quella battuta perché troppo impervia ma continuare perché “non esiste giusta o sbagliata, la strada è quella che disegno io“.
il sole, le spine, le salite e le scivolate: ma ‘ndo cazzo è ‘sta valle dei piccioni di merda?
sfuggire a morte certa rischiando la vita in una scalata senza picchetti (mamma non leggere).
chiedere informazioni per raggiungere a piedi un paese a 10km e ritrovarsi su una moto on the road per la Cappadocia con Hafiz, urlando “merhaba” a tutti quelli che incontriamo.
dai che arriva un trattore: tira fuori ‘sto cazzo di pollice e fanculo l’orgoglio. indirim? Goreme. salta su: il mio primo trattorstop.
La ragazza che mi ha regalato la Istanbulcard, il venditore che mi ha offerto il the, Mustafà che se sorridi ottieni tutto, quello che mi ha comprato l’acqua perché la strada è lunga, Ertan che ha salvato la mia ultima notte, Mona che se racconto di te ai miei amici non mi credono, quello che ha chiuso il negozio per portarmi sul punto più alto, Mevlüde che non è mai uscita dalla Turchia e ha gli occhi di sua madre, Silvia di Gatteo a Mare che so dov’è.
tornare a casa, aprire lo zaino e trovare la trottola di Hucibuyrun.
in Turchia non incontri gente, solo persone.
© Lia Muscogiuri | Tutti i diritti riservati
Sei semplicemente FANTASTICA!!!
wooo, sei la fan numero due dopo mia mamma 😛