Se la barca non va a Maometto
E poi ho smesso di fare barcastop.
Se dovevo restare a Las Palmas, era tempo di dedicarmi alle decorazioni natalizie della mia cella.
Così ho fatto della marina la mia prima casa, mentre il Warung retrocedeva a pied-à-terre.
La consapevolezza era che a ognuno corrisponde una e una sola barca, perciò era inutile sperare di convincere le altre. Quando avrei incontrato la mia, l’avrei capito facilmente perché una luce dall’alto l’avrebbe illuminata mentre una musica celestiale avrebbe sostituito momentaneamente – scusandosi – Guccini nell’iPhone.
E dunque, dicevo, ho smesso di cercare la barca. Lei avrebbe trovato me.
Allora abbiamo iniziato a passare i pomeriggi al Sailor’s Bar a suonare. La tattica consisteva nell’essere quanto più possibile “ferma e rumorosa”: se la barca era sulle mie tracce, dovevo aiutarla. elementare, Watson.
Dopo aver passato un mese concentrata nell’inseguimento di una fantomatica barca che mi penzolava davanti, ho tolto i paraocchi e ho scoperto il micromondo delle persone che hanno fatto della barca la loro casa quattro stagioni.
Ho conosciuto Roy, poeta dei sette mari e di 4 ex mogli: “passa quando vuoi che ti aspetto per il caffè”.
Fanny che mi ha insegnato a buscar la vida e mi ha portato una mela perché la notte è lunga.
Pedro che dovevamo andare a pescare ma non ha mai finito di riparare il motore.
«Mente en blanco que Juan te lo esplica»: la rumba, la salsa, il tomatillo e “La Llorona”.
Il circolo anziani della marina, che “se non lo dici a nessuno c’è da mangiare anche per te”.
I catalani che mi hanno invitato in barca per rhum, crêpe e pizza.
Antonio e Rafael per il vino, la grappa e il pomeriggio passato a riparare il catamarano.
E un bel giorno, la luce che aspettavo l’ho incontrata negli occhi di un omone cattivo che si è avvicinato per chiedermi di insegnargli a giocolare con le palline.
Sailor’s Bar, qualche tempo dopo:
“È una settimana che ti osservo, voglio sapere perché sei l’unica persona che non è mai venuta a chiedermi della barca.”
“Perché è una settimana che guardo quanto sei stronzo mentre ti diverti a illudere i ragazzi dicendo che forse cerchi equipaggio quando non è vero.”
“Touchè. ti va di sederti?”
Prima comparsa:
“Brì, perché perdi tempo a parlare con uno che viaggia da solo?”
“non mi interessa andare in barca con lui, mi incuriosisce perché è intelligente.”
Seconda comparsa francese, che quelli sanno sempre tutto prima:
“Allora hai trovato, eh?”
“mmm… veramente, no.”
“Come no, con William: è una settimana che parlate!”
“Ah sì, ma non della traversata: il primo che parla di barca perde.”
L’omone cattivo – che guarda caso si chiamava proprio Williàm – dopo una settimana di tête-a-tête cerebrale svoltosi su una scacchiera immaginaria:
“Ok, stop this game: I want you on my boat.”
Scacco matto, Brighe’.
Io che cercavo un imbarco francese per imparare un’altra lingua ma i francesi prendono solo francesi. a parte me.
Io che ho lasciato la chitarra a casa. e in barca c’è.
Io che ho trovato la barca quando ho imparato ad aspettare la mia.
Dopo non ho sentito più niente e tutto era bianco. Mi sono svegliata la mattina dopo sul solito materasso triposto a casa di Manolo e ho preparato di corsa il mio zaino perché “si parte domani“.
Così, non ho fatto in tempo a ricordare tutto quello che dovevo.
Se posso, vorrei salutare tutti quelli che mi conoscono e che ci stanno guardando da casa. ci tenevo a dire che per me l’importante è partecipare e che sono per la pace nel mondo.
Hanno collaborato:
Cecilia, che mi ha portato una bottiglia di rhum y miel prima di partire.
“Goodmorning Tim!” “Oh, goodmorning my sunshine!”
Sono contento che William abbia scelto te. È il migliore di noi tutti.
Io che non distinguo ancora il primo e il secondo piano del Warung.
El Warung e tutto quello che significa.
I 26 gradi perenni di Las Palmas.
La comida popular alla Tomatera, il Palomar occupato e le cene a scrocco da SuperDino.
Miko e Shaked per aver illuminato il nostro tunnel con la luce delle candele dell’Hannukka.
Gente sconosciuta che mi fermava per strada «ehi, ma tu non sei Brighella, il clown?»
Stefano e Federico del SoulKitchen, che “4 rhum y miel per te costano come uno”.
«Bri, como el queso.»
Andrea che nei momenti peggiori c’era sempre.
La corsa liberatoria per la marina dopo il «sì» della crew.
L’abbraccio di Mael, primo fratello maggiore di questa vita.
Jan, che è tornato per dirmi addio e mantenere la promessa.
«Hello dude!»
La mattina che ci hanno rubato i computer e abbiamo passato tre giorni a fare l’Ispettore Gadget al posto della polizia. e ora non ho più le foto e viaggio leggera.
«Caminando por la calle yo te vi, y un dia yo me enamore de ti.»
Andrew e la sua canzone, le lezioni di yoga la mattina prima di lavorare e il miele fatto in casa.
Io e Andrew, quando siamo rimasti chiusi fuori e abbiamo passato la notte di fronte al mare.
Ennio che ha tagliato i capelli a tutti, anche se non eravamo la De Filippi.
Tom, che è tornato con la Luna Piena. Tom, per aver scritto “Come and gone”.
Tutti gli amici che sono partiti troppo presto.
Il Sailor’s Bar, custode di tutto.
La mattina della partenza, tutta la famiglia venuta sull’ultimo molo a suonarmi “bella ciao” mentre la barca si allontanava.