I Caraibi in barca a vela: il pellegrinaggio di Ulisse
Sono in un’isola a caso dei Caraibi, poco importa quale.
Ci sono arrivata su una barca che nella targa aveva un po’ di Mantova: MN qualcosa. anche se poi mi hanno spiegato che “MN” sta per Monfalcone, ma never mind.
Invece di rhum e Nutella mi sto accompagnando da immancabili patatine (anche se non sono quelle di Rocco che mi compra Noè) e un intruglio di prosecco e rhum al cocco, che a bordo gli under 40% non sono ammessi.
Dopo due mesi di navigazione, ho smaltito tutte le tracce d’inquietudine che mi scorreva nelle vene.
“il mare pulisce tutto”, così dicono i marinai francesi, loro che non hanno bisogno di compagnia.
e hanno ragione.
E adesso sento un vuoto di qualcosa che conosco, perfettamente riempito dalla mia paura più grande: innamorarmi.
Certe cose arrivano e non te ne accorgi, come la corrente, che ti tuffi e improvvisamente sei troppo lontano.
Mi servirebbero tre metri di parole al taglio e qualche kg di riflessioni, il tutto servito con contorno di silenzio in un letto di stelle.
Mi chiedono se il cielo qui ai Caraibi è azzurro. non lo so, è una domanda a cui non so rispondere, perché adesso è buio.
E poi mi perdo le elezioni, ma tanto non c’è più Lui. e fortunatamente se le perdono anche gli altri 4 qui con me. oh, un altro calice di Champagne anche per me, grazie.
Non so più quanti anni ho. A volte troppi e altre troppo pochi. ma ho tanti nuovi timbri sul passaporto.
E dal bracciale si è cancellata la scritta “riportami a casa”. mi sa che ha capito.
Poi ho pensato a quando ha iniziato a suonare senza cantare perché gli occhi conoscevano le parole da quella prima volta.
O quando è arrivato correndo di nascosto e non sono riuscita a dire niente.
E tutte le volte che ci siamo trovati perché ci stavamo cercando, ostinati nel non avere un telefono.
E anche quando è venuto al molo per dirmi addio in silenzio, fino a quando la mia barca era troppo lontana. e noi anche.
“So già che non tornerò mai. Non l’ho mai fatto nella mia vita.”
“Solo perché nessuno ti ha fermato. never say never, Bri.”
chi è che lo diceva? ah, sì.
Intanto lo Chef Renè si è incaricato di rimandarmi dalla mamma non più al livello Troll: “oggi abbiamo imparato a tagliare i pomodori, domani ti insegno a distinguere una zucchina da un cetriolo”.
e adesso so anche fare il risotto, pensa un po’.
Bri, ma come mai hai deciso di fare questo viaggio?
Boh. Forse lo capirò quando torno.
E si può sapere perché vuoi andare proprio a Cuba?
e io che ne so.
E nel frattempo siamo arrivati in Dominica di domenica, come Colombo.
e mi è arrivato un sms: “dicci in quale stato sei che partiamo adesso e veniamo a rapirti.”
non ci provare. Let me leave.
E poi Guadeloupe, che ti portano il pain au chocolate in barca la mattina a colazione. con tanto strutto.
E la scoperta di Les Saints in scooter come due quindicenni con lo zio Loris. che se legge “zio” s’incazza.
«Bri, dormi? Vieni fuori che ci sono le balene. E non correreeeeee!»
10 febbraio 2013, h 13:40 UTC, costeggiando Guadeloupe
il primo spruzzo di balena della mia vita.
«Cazzo Bri, in certi momenti ti mollerei a Montserrat.»
menomale che non ci siamo fermati.
Statia è un’isola di 1000 pensionati, penso non ci sia interesse a fermarsi lì, no?
ah, già, Bri.
Ho gli occhi più a palla del solito incollati con il vinavil, la tosse di un ottantenne che sputa in piazza e le vampate di calore della menopausa.
Devo prendere l’antibiotico o è la pubertà?
Saba, ma dov’è la regina?
Con le stesse scarpe pensavo di camminare per diverse strade.
Adesso con diverse scarpe cammino su una strada sola.
16 febbraio 2013, h 8:00. Fievel sbarca in America.
Guarda, è tutto enorme! ma perché guidano a sinistra? anche qui il McDonald’s. vedi quello, è vestito da cowboy viola. ah siete italiani, come sta Silvio?
16 febbraio 2013, h 9:55. Respinti dall’America che l’ESTA non basta (USA e getta).
Sveltina con le Vergini Americane, che la prima volta è sempre cilecca.
Bri, ma che cazzo c’hai da sorridere ogni giorno da quando ti svegli?
niente, ho scoperto che la vita non va presa sul serio.
Costa quanto tre mesi del mio viaggio. o una notte nel tuo albergo senza armadi.
«Oddio, le smagliature!»
Al tramonto dei 25 anni viene a bussare il mio primo pensiero da femmina.
17 febbraio 2013, h 19:10 UTC
la fine dell’adolescenza o, come dicono al mio paese: “sei diventata signorina”.
vedi cosa ti porta l’autostop: Andrew che cammina su una spiaggia dall’altra parte del mondo.
e ci siamo scoperti cresciuti, più grandi di una traversata.
- Ehm, mi dai una mano ad allacciare questo che c’è troppo vento?
- Che hai dettooo?!?
- Lo so, non infierire,
19 febbraio 2013, h 16:15 UTC
altra casella spuntata: imparare a chiedere aiuto, esplicitamente.
questo viaggio mi sta rovinando.
Poi l’ignara Lulù mi ha scritto “prova a ritornare, perché il ritorno dà senso al viaggio.”
Io che non sono mai tornata indietro ad aspettare che gli altri raggiungessero il mio passo e vado avanti senza voltarmi a vedere se qualcuno m’insegue, ho capito che tornare non è fallire. Detto allo specchio, diventa solo un altro modo per dire “andare avanti”, per misurare quella che ero con quella che sono e sorridere orgogliosa mentre aggiungo un’altra tacca rossa sulla parete di casa a mare, dove ogni estate appuntavo i progressi della mia altezza. vabbè, ho smesso presto.
Io che invece di dare una mano a sparecchiare scappavo in bagno un minuto prima per leggere Topolino, ho fatto una promessa così grossa, convinta che nessuno sarebbe mai venuto a riscuoterla. almeno non in questo tratto di vita.
Invece – voilà – inconfondibile lo stemma sta illuminando il cielo, richiedendo il mio intervento: BATMAAAAAAANNNNNNNN.
il momento è arrivato e rovina gli egoistici piani del mio viaggio solista: prof, mi può interrogare domani che oggi non mi sento proprio proprio sicura?
io se fossi in me – ah ma lo sono! – non mi lascerei sfuggire l’occasione di mandare tutto all’aria. oh, che le strade dritte mi fanno venire sonno.
E i viaggi a volte non si fanno per scoprire il mondo fuori ma il mondo dentro. finesse della “donna senza pareti”.
Anche se tornare indietro mi fa rallentare e arrivare seconda. scusa, seconda rispetto a chi? che la sfida più difficile non è superare gli altri ma chi eri ieri.
Ah.
Così, ora che sono a poche miglia da Cuba, ho deciso che torno a Martinica.
Vedi che dovevo andare per poter tornare in modo diverso. Ma poi se avete letto “L’Alchimista” capite cosa voglio dire.
E allora inverto la rotta e navigo verso Penelope, che devo mantenere una promessa e sorprenderla ma, soprattutto, sorprendermi.
E ora, chiedimi se sono felice.
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