La traversata dell’Oceano Atlantico a vela: istruzioni per il barcastop
Visto che un anno fa mi trovavo nelle condizioni di dover affrontare una traversata dell’Oceano Atlantico in barca a vela e non avevo la più pallida idea di cosa quest’arcana perifrasi avrebbe significato nella mia vita, ho deciso di condividere la mia esperienza per i nuovi avventurieri che si accingono a fare del barcastop la loro nuova religione.
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Tutto inizia a Las Palmas de Gran Canaria.
Andate a dormire a El Warung in Calle Portugal, 69, che un divano – come il caffè – non si nega a nessuno e c’è sempre bisogno di una mano.
Poi magari vi ritrovate a dormire in 6 sul pavimento di casa di Manolo, lo straordinario proprietario, ma questa è un’altra storia.
ARC di Noè
Lasciate passare l’ARC (Atlantic Rally for Cruisers, la regata che parte a fine novembre da Las Palmas per raggiungere l’isola di St Lucia): gli equipaggi sono formati un anno prima e molti sono lì per vincere (cioè stressati e poco disponibili a condividere due chiacchiere e una birra).
Dopo l’ARC, rientrano nel porto le barche dei viaggiatori, pronti anche loro ad attraversare l’Oceano Atlantico sulla loro barca a vela.
Sono quelli che voglio avere l’Oceano tutto per loro per godersi le stelle di notte, il che dona un sapore più avventuroso e romantico.
Le dimensioni contano
Se è la vostra prima volta vi consiglio almeno un 12 metri che non faccia troppo male (di mare) e allarghi la vostra zona di “comfort”.
Portatevi un buon libro
Io ero in compagnia di Sir Francis Chichester e del suo Gipsy Moth IV, me l’ha affidato uno di quegli amici che ti conoscono bene e ti trasmettono le passioni.
Loro facevano il giro del mondo in solitaria. Ci siamo fatti compagnia fino all’altezza di Capo Verde. Poi il Gipsy Moth ha proseguito per il Sud mentre noi viravamo verso il Far West.
Autismo è bello
Non lasciate a casa musica e auricolari. In tre settimane avrete bisogno di estraniarvi dal mondo e godervi il vostro quadrato di solitudine.
Questo per impedirvi di arrivare alla fase “il mattino ha l’oro in bocca”: Shining, ci siamo capiti.
Io mi sono fermata al livello Cast Away con i miei piccoli Wilson [vedi foto].
Imparate a dire di no
Quando inizierete a collezionare vari “no”, non disperate: tutti trovano un passaggio.
Ma dovrete avere la freddezza di saper valutare se la barca che trovate è quella giusta per voi.
Io ho rifiutato tre barche prima di incontrare la mia.
La traversata è un’esperienza unica nella vita: meglio se positiva.
Lingua in bocca e a Roma si va
Imparate il francese (anche smozzico va bene): i naviganti sono per il 90% francesi. I francesi sono nazionalisti. e a 50 anni non si mettono a imparare l’inglese, scordatevelo. Tanto il loro itinerario toccherà solo altre isole francesi perché abbiamo conquistato tutto il mondo e la Nutella l’abbiamo inventata noi.
Proponetevi di cucinargli la Carbonara con crème fraîche. Lo so che è un’eresia, ma lo volete il passaggio o no?
Nel 2014, dimenticatevi di internet
Sorriso smagliante e tanta volontà alla mano, un po’ di faccia da culo e via: tutti i capitani sono lì, seduti al Sailor’s Bar in compagnia di una birra. Attaccate bottone con diplomazia senza avere scritto in fronte “cerco una barca”.
Siate pazienti.
Attenti al cane
Mai chiedere “avete bisogno di equipaggio?”. Loro non hanno bisogno di niente, semmai siete voi che avete bisogno di loro. E quella è casa loro, siate sempre educati e chiedete il permesso prima di fare qualsiasi cosa.
La regola della traversata atlantica è che non ci sono regole
C’è chi ha trovato perché qualcuno ha ammutinato all’ultimo momento, chi dopo aver cercato per 3 mesi su internet, chi perché suonava il violino e chi perché il capitano quel giorno aveva bevuto troppo e ha fatto la sua buona azione quotidiana.
Ognuno ha la sua storia da raccontare e una volta sbarcati nel nuovo mondo, anche voi avrete la vostra.
Ciao Lia, sono approdato per la prima volta sulle tue pagine già diversi anni fa, da quando il sogno di prendere il largo per le vie del mondo ha cominciate a solleticare i miei pensieri, e posso dire di avervi trovato il fuoco necessario ad accendere la miccia. Sto cominciando ad organizzare il percorso che prevede prima un lungo cammino a piedi sulla Via Francigena, da Roma al Monginevro e poi il secondo da Irun a Santiago de Compostella (Finisterre, in realtà, perché vorrei trovarmi faccia a faccia con quell’ oceano che sogno in seguito di poter attraversare in barca a vela) fino a giungere alle Canarie verso Agosto-Settembre del prossimo anno. Li cercherei un lavoro per ricaricare un po la cassa e intanto comincierei a cercare il mio barcastop. Eh si, perché prima di leggerne sulle tue pagine non ne avevo mai sentito parlare e proprio grazie al racconto della tua esperienza ho iniziato a fantasticare su questa possibilità per allungare il mio viaggio verso il Sud America, destinazione Perù, dove vorrei fare il Camino Inka fino a Machu Picchu e poi salire verso Iquitos e l’ Amazzonia attirato da storie di rospi, liane e curanderos con i loro icaros.
Solo una cosa volevo capire: ma tu avevi già esperienza pregressa di barche a vela oppure ti sei lanciata totalmente nel buio? Perché per me sarebbe la seconda e vorrei capire se conoscenze teorico-pratiche anche di base siano fondamentali per intraprendere la ricerca. Insomma se ho qualche possibilità di incontrare un’ anima buona che mi tiri su seppur privo di esperienza.
Non so se leggerai questo messaggio ma in ogni caso ti auguro il meglio per le tue prossime avventure e ti ringrazio nel caso in cui potrai e vorrai rispondermi.
Un saluto.
Alessandro
Ciao! ma quante idee che hai sul tuo cammino, meraviglioso! direi che hai già un’ottima spinta 🙂
Per il barcastop in effetti nemmeno io ne avevo mai sentito parlare e su internet non c’era nulla qualche anno fa. ma a Las Palmas già si iniziava a diffondere questa cosa.
Esperienza: non è necessaria. Io sapevo manovrare una barca piccola, è vero che tutte le barche funzionano allo stesso modo ma fondamentalmente impari a bordo. ma prima di lasciarti in mano il timone ci sarà da lavare i piatti, cucinare, tenere in ordine, fare i turni di notte… quindi vai tranquillo, che tra i ragazzi che cercano davvero pochi hanno esperienza! io dicevo che non ne avevo, così non avevo grosse responsabilità 😀
L’importante è avere voglia di sporcarsi le mani: proponiti per pulire, verniciare, riparare le barche a terra in cambio di un posto dove dormire. una volta che un capitano ti prende a bordo anche da fermo, gli altri capitani sapranno che sei affidabile ed è già un ottimo biglietto da visita.
Buon vento!!!