Qui dove il mare luccica e tira forte il vento
Marigot – St Martin, aspettando il vento giusto.
Finita l’era Martinica e finita la pausa di riflessione, Tamala si è decisa a salpare. le barche, quante coccole vogliono.
Cammina cammina incontro un anfiteatro.
Resto seduta a fissarlo per qualche ora, mentre la mente vaga pensando che sia possibile vedere solo il personaggio che ognuno mette in scena, ma non dietro le quinte.
Forse quando giro intorno a un discorso è per lo stesso motivo, perché non riesco a vederne tutte le sfaccettature.
Continuando trovo un’enorme scacchiera sul mare. E Bocelli riscalda l’aria cantando “Con te partirò”. Non saprei con quale mossa iniziare, né se partire con te per paesi e mari che non ho mai veduto e vissuto.
“Da dove vieni?” “Dal mare” rispondo così, senza pensarci. Il bambino va via deluso ma quella risposta mi piace perché ha un sapore di storie lontane, di avventure in luoghi che forse non esistono.
Mi allontano dalla strada illuminata per portare la buonanotte al mare, innaturalmente fermo. E ci trovo dentro i miei pensieri, stagnanti e maleodoranti.
E m’incazzo e non capisco.
Perché sono sul mare e soffro e mi spengo e non mi muovo più?
Perché mi sento ferma in tutte le direzioni e galleggio come la merda che si allontana troppo lentamente?
Perché ho un mondo attorno che resta chiuso, che si riempie troppo velocemente per cambiare continuamente ma resta vuoto?
E io me ne sto sull’uscio senza più la curiosità per sbirciare cosa c’è dentro. Non mi piace l’odore che viene dal paiolo nel camino.
Dov’è il mare che non inizia e non finisce, che si muove, scalpita, si scontra e poi si adagia sfinito?
Dov’è la mia anima che scappa per correre, che si nasconde e da sola vaga alla scoperta di un profumo nuovo?
Il mondo mi è esterno e il mio è stanco di se stesso.
Sono sul mare. Ma non lo vedo e non lo sento.
Non è mare questo, non c’è più nei porti, è un mare morto. Chiuso e imbrigliato dall’uomo, che per dominarlo ha strappato via la sua forza, pugnalandolo vigliaccamente quando riprendeva fiato.
E non si muove più, le onde non vengono a chiamarmi, e non si gonfia per inghiottire tutto, ritirandosi e restituendolo pulito.
Mare, oggi soffro con te.
E il porto sicuro è il non senso di chi naviga in barca per diventare libero.
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